Violenza sul lavoro: quando è reato? Richiedi una consulenza Agenzia Investigativa IDFOX Milano  -Since 1991 – Costi, Prezzi, Tariffe.

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Quando i maltrattamenti in ambito lavorativo diventano reato?

Il fenomeno dei maltrattamenti sul posto di lavoro è spesso discusso nelle aule di Tribunale, ma non tutti i comportamenti vessatori o discriminatori possono essere qualificati come reato. Infatti, la giurisprudenza stabilisce che, per configurare il reato di maltrattamenti, il rapporto di lavoro deve acquisire una connotazione “para-familiare”: deve cioè trattarsi di una piccola realtà aziendale dove il datore è a stretto contatto coi suoi dipendenti. Cerchiamo allora di comprendere, più nel concreto, quando è reato la violenza sul lavoro. Con una precisazione: anche laddove non possa essere ravvisato l’illecito penale, dinanzi a una ripetuta condotta mortificante, denigratoria possono invece sussistere gli estremi del risarcimento del danno in via civile per mobbing. Ma procediamo con ordine.

Indice

* Criteri per la configurazione del reato di maltrattamenti in ambito lavorativo

* Decisioni giurisprudenziali

Criteri per la configurazione del reato di maltrattamenti in ambito lavorativo

La configurazione del reato di maltrattamenti, come delineato dall’articolo 572 del Codice penale, richiede che il mobbing assuma caratteristiche particolarmente invasive e personali, simili a quelle di una relazione familiare. Questo implica una frequente e intensa interazione personale, che va oltre il semplice rapporto professionale, estendendosi a una vera e propria convivenza psicologica e operativa.

Per esempio, un rapporto lavorativo tra un maestro d’arte e il suo apprendista, o tra un padrone di casa e un lavoratore domestico, può facilmente sviluppare dinamiche simili a quelle familiari. In questi contesti, il lavoratore dipendente spesso si trova in una posizione di soggezione non solo professionale ma anche personale e emotiva, affidandosi completamente all’autorità del superiore.

Un altro tipico esempio è quello costituito dalla piccola azienda dove l’ufficio del capo è accanto a quello dei dipendenti: tutti sono in costante e quotidiano contatto. Il datore è in grado – al pari di un familiare – di aprire una porta e accedere al luogo di lavoro dei propri collaboratori per porre atti di violenza psicologica o morale.

Diversamente, negli ambienti di lavoro più grandi, il mobbing è solo un illecito civile e non dà luogo al reato di maltrattamenti.

Per dimostrare il mobbing e ottenere il risarcimento del danno è necessaria la prova di un insieme di condotte che, prese nel loro complesso, hanno lo scopo di isolare, emarginare e mortificare il dipendente.

Decisioni giurisprudenziali

Diverse sentenze della Cassazione hanno chiarito questi concetti, sottolineando che non è sufficiente un generico rapporto di subordinazione per configurare il reato di maltrattamenti in ambito lavorativo. È necessario che ci sia un’assidua comunanza di vita e un affidamento significativo del sottoposto all’autorità del superiore, il quale deve esercitare il proprio ruolo con un livello di discrezionalità e informalità tipico delle relazioni familiari.

* Pen., Sez. VI, 20 marzo 2014, n. 13088;

* Pen., Sez. VI, 03 luglio 2013, n. 28603;

* Pen., Sez. VI, 03 aprile 2012, n. 12517;

* Pen., Sez. VI, 08 maggio 2013, n. 19760;

* Pen., Sez. VI, 22 novembre 2011, n. 43100.

 

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