valido il testamento fatto da chi ha la demenza?
Stabile demenza dopo il testamento: chi ne afferma la validità deve provare la stesura in un momento di lucido intervallo.
Un nostro lettore, dopo la morte della madre, ha rinvenuto un testamento da lei datato e firmato. Essendo la donna morta con una forma di demenza senile, si chiede se l’atto possa essere annullato e, in tal caso, come dovrà dividersi l’eredità. Per stabilire se è valido il testamento da chi ha la demenza, dobbiamo fare delle precisazioni.
Indice
* La prova della malattia che invalida il testamento
* La gravità della malattia
* Cosa succede se il testamento viene annullato?
La prova della malattia che invalida il testamento
È invalido il testamento redatto da chi non aveva la capacità di intendere e volere al momento della sua redazione.
Tuttavia, il fatto che una persona sia deceduta con una grave patologia psichica non implica l’automatica nullità del testamento. È infatti necessario dimostrare che la patologia:
* sussisteva al momento della redazione del testamento;
* ha influito sulla capacità del testatore di comprendere il senso delle proprie disposizioni.
Si parte pertanto da una presunzione di validità del testamento, salvo prova contraria che deve fornire chi lo contesta.
Regola diversa vale per chi invece ha già subito una sentenza di interdizione o inabilitazione prima della redazione del testamento: in tal caso, l’atto si presume invalido già in partenza.
Quindi, in buona sostanza, è necessaria la prova della concomitanza della demenza senile nel momento stesso in cui è stato scritto il testamento; non si può giungere a tale presunzione solo per il fatto che, successivamente, al testatore sia stata diagnosticata la malattia. La stessa, infatti, poteva non sussistere al compimento dell’atto contenente le ultime volontà. Dunque, un certificato medico con data successiva a quella del testamento non è sufficiente per invalidare quest’ultimo, se non si forniscono ulteriori e solide prove.
La gravità della malattia
La giurisprudenza ha poi precisato che la semplice demenza senile non è sufficiente per invalidare il testamento, trattandosi di un normale decadimento delle facoltà mentali di ogni anziano. Essa deve essere grave, clinicamente accertabile e deve aver compromesso nel concreto la capacità di intendere e volere del testatore.
La giurisprudenza ha ribadito a più riprese tali concetti. Ad esempio, si confronti la pronuncia del Trib. Lecce sent. n. 1892/2022 secondo cui, per quanto riguarda l’annullamento di un testamento, è necessario dimostrare che il testatore fosse affetto, al momento della stesura dell’atto, da una incapacità naturale causata da una condizione di infermità, sia essa transitoria o permanente, o da altre cause che potrebbero aver compromesso la sua lucidità mentale. Tale condizione deve averlo reso totalmente incapace di comprendere e dirigere i propri atti o di esercitare la propria capacità di autodeterminazione.
La prova di tale incapacità può essere fornita attraverso qualsiasi mezzo. Se viene dimostrata una condizione di demenza stabile e permanente nel periodo immediatamente successivo alla redazione del testamento, spetterà a chi sostiene la validità del testamento dimostrare che esso è stato redatto durante un momento di lucidità temporanea, conosciuto anche come “intervallo lucido”.
Ed ancora, secondo la Cassazione (sent. n. 26873/2019), il giudice può valutare l’incapacità del testatore basandosi su condizioni mentali presenti prima o dopo la redazione del documento, attraverso una presunzione (ossia “indizi”). Questa incapacità può essere dimostrata con qualsiasi tipo di prova. Di conseguenza, se chi contesta il testamento riesce a dimostrare che il testatore soffriva di una condizione di demenza permanente e stabile subito dopo aver redatto il testamento, la presunzione standard è quella dell’incapacità. Pertanto, spetta a chi sostiene la validità del testamento fornire la prova che esso è stato redatto durante un periodo di lucidità.
Cosa succede se il testamento viene annullato?
Nell’ipotesi in cui il testamento dovesse essere annullato per incapacità del testatore, il patrimonio di quest’ultimo verrà diviso secondo le regole della cosiddetta successione legittima, regole fissate dal Codice civile tutte le volte in cui non c’è un testamento o questo viene dichiarato invalido dal giudice. Vengono così privilegiati i parenti più prossimi del defunto, a partire dal coniuge e dai figli, per poi – gradatamente – risalire a tutti gli altri. Leggi sul punto Come dividere l’eredità senza testamento.
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