Analisi ragionata sui trattati europei e sulle loro finalità
Sembra non sia stata acquisita la consapevolezza che i cosiddetti “trattati” europei siano stati concepiti e realizzati con il preciso scopo di abolire la volontà popolare nella gestione della cosa pubblica per riservare ogni decisione in materia solo al potere economico.
Quest’ultimo ha potuto così instaurare un ordine sociale sottoposto al suo totale controllo e tale da corrispondere perfettamente ai propri interessi, senza interferenze popolari.
Questo evento, che rappresenta una regressione inconcepibile nella millenaria evoluzione della società umana, costituisce una svolta storica di portata evidentemente molto rilevante.
Naturalmente nessuno ha evidenziato opportunamente questo fenomeno, che è anche accuratamente escluso dal paniere degli argomenti di cui comunemente trattare poiché il potere economico controlla totalmente sia i mezzi di informazione sia il potere politico, asservito con la corruzione.
E’ sufficiente una rapida analisi dei cosiddetti “trattati” per evidenziarne le ora cennate finalità.
1.- Innanzitutto, per la correttezza terminologica, non si tratta affatto di Trattati. Senza ricorrere ad una loro analisi tecnica sulla base del Diritto dei Trattati, basti osservare semplicemente che questi testi non sono stati preceduti e preparati con apposite intese e accordi fra Stati che esaminassero e contemperassero il confronto e l’integrazione di problematiche e interessi nazionali (che non vengono neppure presi in considerazione). Battezzati con la suggestiva sigla e il relativo bagaglio di valori ideali, in realtà, di “Europa unita”, anzi di europeo non hanno assolutamente nulla. E tutto l’assordante rullo di tamburi inteso a rintontire le menti con gli ideali della “fratellanza” europea sono soltanto una gigantsca mistificazione.
Potrebbero benissimo coinvolgere Stati sudamericani o asiatici o di qualunque altra parte del pianeta, senza alcuna variazione del testo.
E’ avvenuto semplicemente che i vari governi sottoscrivessero (senza vergogna) un testo redatto e accuratamente confezionato in via autonoma e riservata da qualche amanuense incaricato e guidato dalla Banda del Soldo. E poi proposto ai vari governi con l’accompagnamento di idonee gratificazioni. (Corre voce che al Mortadella sia stata offerta una isoletta greca). Un testo che prevede una serie di organismi atti a ingabbiare gli Stati aderenti.
Naturalmente, non sono stati minimamente coinvolti i relativi popoli. Quando, in tempi successivi, ciò è avvenuto (solo in Francia e Olanda nel 2005), l’esito in entrambi i casi vide una netta prevalenza dei “no”. Con stupefacente prepotenza e calpestando tutti i principi giuridici e morali, questo risultato venne ignorato. Il problema venne risolto semplicemente cambiando nome al “trattato”, come se si trattasse di un altro “accordo”. Un sotterfugio di bassa lega. A conferma della esistenza di interessi “superiori”.
In realtà, un assassinio della democrazia e un furto della sovranità popolare. Sufficiente, in altri tempi, per far scoppiare una rivoluzione armata con ghigliottine nelle piazze.
Questo testo praticamente prevede una sorta di Costituzione, una cornice istituzionale che, però, per essere tale, dovrebbe essere delineata e decisa dal popolo o da suoi rappresentanti, appositamente nominati e delegati. Che sia redatta da improvvisati estensori di parte, costituisce una regressione istituzionale che comporta per la collettività una perdita di controllo sugli atti di governo, sui diritti fondamentali e sulle scelte economiche che direttamente incidono sul benessere della società. E’ la cancellazione della democrazia e l’annullamento dell’individuo come entità autonoma per ridurlo a elemento amorfo di una massa inerte. Un granello di sabbia insignificante, privato della sua naturale sovranità, ovvero libertà di autodeterminazione.
2.- Esaminiamo dunque queste istituzioni (anche ricorrendo alle puntuali osservazioni di Chouard: v. http://etienne.chouard.free.fr/Europe/forum/index).
* il Parlamento europeo. In una società democratica è l’istituzione più importante. Come espressione del popolo, concentra in sé il massimo potere decisionale ed è deputato ad occuparsi di tutte le questioni e problematiche che interessano la collettività.
Nel nostro caso, invece, al Parlamento europeo è addirittura vietata l’iniziativa delle leggi: non ha perciò poteri deicisionali effettivi in quanto non può decidere se disciplinare o meno una certa materia: una deprivazione che snatura completamente questa pur fondamentale istituzione.
Inoltre, altra grave anomalia, gli è attribuito un ruolo marginale nella approvazione del bilancio ma, soprattutto, non può legiferare in tutta una serie di materie che sono esplicitamente riservate al Consiglio dei Ministri ed altri organi. Ciò significa che il Parlamento non è un organo sovrano ma una entità subordinata. La sua rilevanza istituzionale non è sua propria, ma attribuita da altri organi.
E’ comunque da sottolineare che nella cosiddetta Europa dei “trattati”, le leggi hanno una importanza normativa circoscritta.
Sono infatti previsti “atti non legislativi” (I-33, 35), le cosiddette “direttive” che possono essere emanate da altre istituzioni per le quali non è prevista alcuna limitazione o controllo: il Consiglio europeo (formato da Capi di Stato e di governo), il Consiglio dei Ministri (espressione del potere esecutivo nei Paesi d’origine), dalla Commissione (nominata dal Consiglio) e, addirittura (e significativamente !) dalla Banca Centrale Europea (che non è sottoposta al controllo, neppure indiretto, di nessuno).
Da rilevare, incidentalmente, che le decisioni di quest’ultima hanno diretta influenza sulla situazione economica generale e sul livello di benessere dei cittadini. In primo luogo, come è naturale, essa pone gli interessi dei suoi diretti padroni: la Cupola finanziaria mondiale.
Queste “direttive” pretendono di avere una efficacia vincolante superiore perfino alle norme costituzionali dei singoli Paesi, il che è costituisce una enormità inaccettabile, come abbiamo già sottolineato (v. Potestà normativa della Ue).
* In dettaglio, la Commissione, i cui membri sono scelti e nominati (non eletti!) dal Consiglio dei Ministri è un organismo totalmente indipendente e non soggetto ad alcuna supervisione.
In altri termini, può decidere ciò che vuole e nessuno può obbiettare alcunchè. E’, per vero, previsto quello che viene presentato come un correttivo: il Parlamento può revocare la Commissione con una mozione di censura.
In realtà, si tratta solo di ridicolo fumo negli occhi: per la mozione occorrono i voti dei due terzi dei parlamentari e, soprattutto, può riguardare soltanto questioni attinenti la gestione, restando escluso ogni contenuto politico. E’ evidente che questa censura è solo apparente e, oltre ad essere quasi impossibile da realizzare nella pratica, è svuotata di qualsiasi contenuto ed efficacia concreta.
Importa invece rilevare che è sufficiente un terzo del Parlamento per consentire alla Commissione di decidere il destino di 500 milioni di europei. Incidentalmente da sottolineare, circa i poteri della Commissione, che il Commissario incaricato del commercio internazionale può agire in via del tutto autonoma e addirittura sottoscrivere intese con altri Paesi al di fuori di qualsiasi intervento del Parlamento.
Si noti che a questa Commissione spetta l’iniziativa delle leggi, che poi presenta al Parlamento e al Consiglio dei Ministri: è dunque il motore operativo di tutto il sistema.
* E’ da notare, altra anomalia, che il Consiglio dei Ministri, è composto da soggetti incaricati del potere esecutivo nei Paesi di appartenenza. Accade così che in sede della sèdicente “europa” possano decidere normative di cui poi impongono l’applicazione in casa loro. Una evidente ed impropria confusione e sovrapposizione di poteri che, per loro natura, debbono invece restare separati.
In tutto questo quadro istituzionale fasullo risalta anche un altro aspetto abnorme: questi organi che possono emanare norme, sono del tutto privi di responsabilità politica. Su di loro non è infatti previsto alcun controllo, nè diretto, nè indiretto.
Il Parlamento non è responsabile in quanto non è prevista alcuna procedura di scioglimento.
Il Consiglio europeo è egualmente privo di qualunque supervisione.
Perfino la Corte Europea di Giustizia (non eletta) presenta aspetti devianti e atipici: i relativi giudici, caso unico al mondo, vengono nominati direttamente dai governi nazionali. Sono dunque privi di quella autonomia che è la sola garanzia della loro indipendenza di giudizio.
Tutti questi organismi, è già stato sottolineato, sono privi di legittimazione popolare, salvo il Parlamento, che però non conta nulla.
Di democrazia, dunque, neppure l’ombra. Tutto è accuratamente studiato per costruire un sistema normativo rispondente agli interessi di una piccola parte della popolazione, i super ricchi, e che, nel suo complesso, è esclusa dalle decisioni che la riguardano. Anche i Parlamenti nazionali vengono azzerati in quanto superati dalle “direttive” europee. In sostanza, come abbiamo sottolineato, la volontà popolare è completamente annullata.
Un altro imbroglio è il cosiddetto referendum popolare. Per la sua proposizione occorre qualcosa come la firma di un milione di cittadini. Ma, soprattutto, anche se approvato, è privo di qualunque efficacia obbligatoria: costituisce soltanto un invito alla Commissione. Che può tranquillamente cestinarlo senza neppure leggerlo. Siamo al ridicolo.
Le conclusioni confermano le premesse.
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