Si può dire che una persona fa disinformazione e che non dice cose esatte?
In un’era dove tutti – professionisti e non – esprimono giudizi sui social, anche su questioni particolarmente tecniche, per poi interagire tra loro in modo aspro e a volte violento, è normale chiedersi quali sono i confini tra la diffamazione e il diritto di critica. A rendere più pungenti i post sono spesso gli stessi “esperti del settore” che non accettano la possibilità che altri possano mettere bocca su materie per le quali non hanno un titolo.
Di qui nasce spesso una domanda: su internet o su altri social si può fare il nome e cognome di una persona dicendo che fa disinformazione e che dice cretinate? Dare del bugiardo a una persona è reato oppure tale condotta potrebbe integrare un reato? Cosa dice la legge e cosa rischia chi cerca di ristabilire la verità scientifica? Cerchiamo di chiarirlo meglio qui di seguito.
Indice
* Si può dire che una persona fa disinformazione?
* Come non cadere nella diffamazione?
* Cosa si rischia se si diffama qualcuno
* Conclusioni
Si può dire che una persona fa disinformazione?
La diffamazione non scatta solo quando si offende una persona imputandole un fatto non vero: basta un semplice attributo lesivo dell’altrui reputazione personale, morale o anche solo professionale, indipendentemente poi dal fondamento su cui poggia tale valutazione.
Quindi costituisce diffamazione aggravata non già la semplice critica all’idea o al pensiero altrui ma l’invettiva alla persona, con attribuzione di una qualità negativa come: “bugiardo”, “impostore”, “racconta-frottole”, “impreparato” o, come si dice oggi con un colorito neologismo, “fuffologo”.
Come non cadere nella diffamazione?
La Cassazione ha detto che, per non cadere nella diffamazione, bisogna restare nei confini della cosiddetta “continenza” ossia la moderazione espressiva. Si può obiettare una specifica espressione di una persona ma non aggredire la persona stessa.
È sicuramente lecito dire «dissento da ciò che dice Tizio perché, a mio avviso, è errato per le seguenti ragioni…». Così come è lecito scrivere un post in cui si prende una posizione diversa da quella sposata da un’altra persona, anche facendone nome e cognome se quest’ultima ha reso pubblico il proprio pensiero. Ma bisogna pur sempre ancorare la critica a tale specifico pensiero e non alla persona nel suo complesso.
Pertanto è reato dire che Tizio fa disinformazione o che dice fesserie e sciocchezze. Allo stesso modo, e forse ancora più intuitivamente, rischia una querela per diffamazione chi dice che una persona è bugiarda, anche se il suo giudizio appare fondato e ne dà dimostrazione.
Dire che una persona è bugiarda significa metterla sulla pubblica gogna: significa dare un giudizio sulle qualità morali e/o professionali della vittima.
Per maggiore dettagli leggi Quando non è diffamazione sui social?
Cosa si rischia se si diffama qualcuno
La diffamazione su internet è punita con una pena più grave rispetto alla condotta “base” proprio perché il web è un mezzo di comunicazione che può arrivare a un numero indeterminato di persone. Quindi scrivere un post diffamatorio o anche commentare quello di un’altra persona ed esprimersi sempre in modo non pagato consente alla vittima di sporgere querela. Il responsabile sarà punito con la reclusione da sei mesi a tre anni o con la multa non inferiore a 516 euro.
Se tuttavia la condotta è isolata e il danno è stato tutto sommato lieve, il responsabile può chiedere l’archiviazione del procedimento penale per “particolare tenuità del fatto” (ex art. 131-bis cod. pen.), salvo il risarcimento del danno alla vittima.
Conclusioni
In conclusione bisognerebbe sempre non lasciarsi prendere dalla rabbia, dalla foga e, soprattutto, dal proprio ego: sono queste le cause principali che conducono poi a un’incriminazione penale per diffamazione.