Quando si può chiedere la separazione per colpa?
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Separazione e divorzio con addebito: ecco tutti i comportamenti che violano i doveri coniugali e giustificano la perdita del mantenimento.
Ciascun coniuge può, in qualsiasi momento, separarsi dall’altro senza dover fornire giustificazioni o prove. Gli basta dedurre dinanzi al giudice che la convivenza è divenuta intollerabile, anche solo perché è cessato l’amore o l’intesa. Tuttavia, laddove tale situazione dovesse essere conseguenza del comportamento irresponsabile e negligente dell’altro coniuge, è possibile chiedere la separazione con colpa. Tale circostanza, che giuridicamente si definisce “addebito”, comporta la perdita di alcuni diritti. In questo articolo vedremo quando si può chiedere la separazione per colpa dell’altro coniuge e quali sono le conseguenze. Ma procediamo con ordine e analizziamo cosa dicono, in merito, la legge e la giurisprudenza.
Indice
* Cos’è la separazione con addebito?
* Quali comportamenti possono giustificare la separazione con addebito?
* Come chiedere la separazione con colpa?
* Quali sono le conseguenze della separazione con addebito?
Cos’è la separazione con addebito?
La separazione con addebito è una pronuncia del giudice che attribuisce la responsabilità della fine del matrimonio ad uno dei coniugi. Ciò avviene quando costui ha tenuto un comportamento contrario ai doveri matrimoniali, causando la crisi coniugale.
Per comprendere quindi quando scatta l’addebito, è necessario sottolineare quali sono i doveri coniugali.
L’articolo 143 del Codice civile stabilisce che il matrimonio impone, ad entrambi i coniugi, i seguenti obblighi:
* fedeltà, non solo fisica (sessuale) ma anche morale nei confronti del coniuge. Questo significa che può subire l’addebito anche chi si limita a messaggiare con un’altra persona intrattenendo chat dal contenuto “esplicito”;
* assistenza morale e materiale: si tratta del dovere di sostegno reciproco, sia sul piano affettivo che economico. Sotto il primo versante viene fatto rientrare anche il dovere di non negare i rapporti sessuali, a meno che non vi sia un valido motivo;
* collaborazione nell’interesse della famiglia: ogni coniuge deve contribuire al benessere della famiglia, con il lavoro domestico e/o con l’attività lavorativa;
* coabitazione: i coniugi devono vivere insieme nella residenza familiare, salvo diverso accordo (come potrebbe succedere, ad esempio, in caso di esigenze lavorative).
Quali comportamenti possono giustificare la separazione con addebito?
I doveri che abbiamo elencato hanno un contenuto piuttosto generico e astratto. Applicati alla pratica, consentono di applicare l’addebito a numerose situazioni come:
* la relazione platonica con un’altra persona tale però da far perdere la fiducia nel coniuge o da ingenerare nella collettività la convinzione di una relazione adulterina (con conseguente lesione all’onore e alla reputazione dell’altro coniuge);
* l’abbandono del tetto coniugale, anche solo per qualche settimana;
* le vessazioni e le violenze non solo fisiche ma anche verbali o morali. È stata, ad esempio, addebitata la separazione al marito che, per tirchieria, controllava gli scontrini della spesa fatta dalla moglie e non mostrava alcuna fiducia nelle sue capacità di gestione dell’economia domestica;
* le minacce, le ingiurie;
* un singolo atto di violenza fisica, anche se non ripetuto e privo di ripercussioni sulla salute, come uno schiaffo, una spinta, un graffio sulla pelle, ecc.;
* abuso di sostanze stupefacenti o alcol;
* dipendenza dal gioco e sperpero delle risorse economiche familiari;
* trascuratezza del coniuge e dei figli, disinteresse per la famiglia, mancanza di affetto e di cura;
* mancata contribuzione al ménage familiare pur avendone la possibilità;
* violazione della privacy: si pensi a un accesso abusivo al cellulare o all’email del coniuge.
Come chiedere la separazione con colpa?
La separazione con addebito è disciplinata dall’art. 151, comma 2, del Codice civile: il giudice, su richiesta di uno dei coniugi, può dichiarare a quale dei due sia addebitabile la separazione, in considerazione del comportamento da questi tenuto, se ritenuto contrario ai doveri matrimoniali. Pertanto, è necessario procedere con:
* una separazione giudiziale (non si può ottenere l’addebito in una separazione consensuale);
* un’esplicita richiesta al giudice.
Il coniuge che chiede la separazione con addebito deve dimostrare in giudizio che la crisi coniugale è stata causata solo e unicamente dal comportamento colpevole dell’altro coniuge. A tal fine, potrà produrre testimonianze, documenti, foto, messaggi, ecc.
L’altro coniuge che voglia difendersi deve invece provare che la condotta illecita non è stata la causa della rottura del matrimonio, ma la conseguenza di una crisi già in atto per altri motivi. Così, non è causa di addebito l’abbandono del tetto coniugale dopo aver scoperto il tradimento del coniuge.
Insomma, per l’addebito deve esistere un rapporto di causalità tra la violazione dei doveri coniugali e l’intollerabilità della convivenza.
Quali sono le conseguenze della separazione con addebito?
La separazione con addebito ha le seguenti conseguenze:
* perdita del diritto all’assegno di mantenimento: il coniuge a cui è addebitata la separazione non può chiedere l’assegno di mantenimento (qualora ne avesse avuto bisogno). Tuttavia, se versa in stato di grave bisogno potrà chiedere solo “gli alimenti”, che è un assegno di misura notevolmente più ridotta e limitato solo ai bisogni essenziali;
* perdita dei diritti successori: il coniuge che subisce l’addebito non è più erede legittimo (per cui, in assenza di testamento, non potrà rivendicare alcuna quota della successione), né erede legittimario (di conseguenza, in presenza di testamento, non potrà esigere la quota minima riservata dalla legge ai legittimari, ossia al coniuge e al figlio).
L’addebito non ha alcun effetto:
* sull’affidamento dei figli: resta infatti la regola dell’affidamento condiviso, salvo palese incapacità del genitore o situazioni di grave pericolo per i minori;
* sulla collocazione dei figli e quindi sull’assegnazione della casa familiare: il giudice potrebbe, ad esempio, stabilire la residenza dei figli piccoli nella casa del coniuge traditore e quindi assegnargli anche il diritto di abitazione.
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