Può una ex moglie perdere il diritto all’assegno di divorzio? Richiedi una Consulenza Agenzia IDFOX- Investigate Privato Milano. Tutti i casi in cui la donna perde gli alimenti dopo il divorzio: la guida.

Può una ex moglie perdere il diritto all’assegno di divorzio?

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Tutti i casi in cui la donna perde gli alimenti dopo il divorzio: la guida.

Le sentenze che spiegano come non pagare il mantenimento alla moglie sono numerose anche se, il più delle volte, sembra impossibile sbarazzarsi di tale obbligo. Eppure esistono diversi scenari in cui una ex può perdere il diritto all’assegno di divorzio.

In una recente ordinanza (la n. 14378/2024), la Corte di Cassazione ha sottolineato come alcuni eventi, successivi alla separazione, possano influenzare il diritto agli alimenti. Il caso riguardava una donna che si era licenziata dal suo impiego regolare per lavorare in nero. L’obiettivo dietro questa scelta era di continuare a ricevere l’assegno di mantenimento dall’ex marito.

 

* Quando si può togliere il mantenimento alla moglie

* Cosa ha deciso la Corte di Cassazione riguardo all’assegno di divorzio?

* Quali sono le implicazioni di questa sentenza per le future decisioni di divorzio?

 

togliere il mantenimento alla moglie

La pronuncia in commento applica alla lettera un principio ormai consolidatosi nelle aule della Cassazione dal 2017: intanto si può ottenere l’assegno di divorzio in quanto non vi sia un atteggiamento colpevole da parte del beneficiario. Quest’ultimo insomma deve fare in modo di “meritarsi” l’assegno. Come? Innanzitutto, se ancora in età lavorativa (o, per dirla con le parole della Corte, se ha ancora una “potenzialità reddituale”) non deve smettere di cercare un’occupazione che possa renderlo/a autonomo/a. E, in secondo luogo, non oscurando eventuali ulteriori fonti di redditi. Basterebbe anche la proprietà di un immobile ad alterare la situazione patrimoniale influendo sul diritto ad essere mantenuti.

 

Un comportamento come quello della donna che, seppure ancora non cinquantenne, resti a casa a godersi l’assegno dell’ex marito senza “guardarsi intorno” è certamente giudicabile colpevole. Specie se la donna ha un titolo professionale ancora spendibile ed è in condizioni di salute da permetterle di lavorare. Sicché l’ex marito potrebbe fare ricorso al giudice affinché le revochi il mantenimento.

Si pensi anche al caso della donna con un part-time che, potendo chiedere l’estensione a full-time, non lo faccia pur non avendo più la necessità di badare ai figli piccoli.

La donna può perdere il mantenimento anche quando la condizione economico-patrimoniale di uno dei due coniugi venga a mutare per fatti sopravvenuti rispetto alla sentenza di divorzio. Questo può dipendere ad esempio:

* dal ricevimento di una cospicua eredità da parte della donna, che le consenta di mantenersi da sola (ad esempio ricevendo un appartamento da poter mettere a reddito);

* dall’avvio di una stabile relazione (anche se non basata sulla continua convivenza) con un’altra persona che le garantisca una stabilità economica;

* da un’assunzione o dall’estensione dell’orario di lavoro in favore della donna;

* da una riduzione dello stipendio del soggetto obbligato, dal fallimento della sua attività, dalla cassa integrazione, dal licenziamento o anche dal semplice pensionamento che possa comportare una notevole riduzione del reddito;

* dal peggioramento delle condizioni di salute del marito che perda o veda ridurre la propria abilità al lavoro, con conseguente contrazione dello stipendio anche dovuta alle spese mediche.

 

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione riguardo all’assegno di divorzio?

La Corte di Cassazione, nell’ordinanza n. 14378 del 23 maggio 2024, ha accolto il ricorso di un uomo che chiedeva la revoca dell’assegno di divorzio precedentemente concesso alla sua ex moglie. Il punto centrale del ricorso si basava sulla condotta della donna, la quale si era dimessa volontariamente per lavorare in nero dopo la separazione. Questo comportamento era stato adottato nel tentativo di nascondere le proprie reali entrate e beneficiare così degli alimenti.

La decisione della Corte si fonda sul principio che non si debba premiare un comportamento che mira a manipolare il sistema giudiziario per trarne un vantaggio economico non dovuto.

L’essenza dell’ordinanza è che la donna, lavorando in nero e rifiutando un’occupazione regolare, ha impedito una corretta valutazione delle sue capacità economiche. La Corte ha evidenziato la necessità di esaminare se il matrimonio ha lasciato una disparità significativa nelle condizioni economiche dei coniugi, considerando non solo i redditi ma anche il patrimonio e le potenzialità economiche di ciascuno.

Quali sono le implicazioni di questa sentenza per le future decisioni di divorzio?

La sentenza stabilisce un importante precedente legale, evidenziando che i giudici di divorzio devono valutare attentamente la condotta post-separazione dei coniugi quando decidono sull’assegnazione degli alimenti. Le parti devono mantenere una trasparenza finanziaria e un comportamento legale dopo il divorzio, improntato sulla buona fede. Se così non fosse, il marito che chieda la revisione dell’assegno di mantenimento o il suo annullamento potrebbe spingersi a chiedere anche la restituzione delle somme versate a partire dal giorno in cui le condizioni per l’assegno erano cessate.

 

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