Per la Cassazione, lo stato d’ansia e la sindrome depressiva condizionano la ricerca di un nuovo lavoro che garantisca un reddito.
Profondamente depressa, in uno stato d’ansia tale da non riuscire più a trovare un’occupazione e, quindi, un modo per sopravvivere. Così, l’ex moglie che si trova in questa situazione ha diritto all’assegno divorzile. Lo ha stabilito la Cassazione con un’ordinanza depositata oggi
In questo modo, i giudici hanno respinto la richiesta di un uomo che pretendeva di revocare il contributo erogato ogni mese all’ex coniuge, vittima di una forte sindrome depressiva.
Secondo la Suprema Corte, non è vero che lo stato ansioso non può variare la situazione economica di una persona che, oltretutto, dimostra una diminuzione del reddito percepito con il divorzio: la crisi depressiva – ritengono gli Ermellini – può condizionare pesantemente la ricerca di un nuovo lavoro e, pertanto, è in grado di impedire la possibilità di procurare a sé stessa un reddito adeguato al proprio sostentamento.
Significa, conclude l’ordinanza, che l’ex marito è tenuto a garantire all’ex moglie l’assegno divorzile di fronte ad una forte sindrome depressiva.