La telecamera del vicino puntata è stalking? IDFOX Investigazioni Private Since 1991. Cosa dice la legge per le telecamere e quando queste violano la privacy?
Che reato commette il dirimpettaio di casa che indirizza una telecamera di videosorveglianza in direzione della porta di casa tua? L’invasione della privacy derivante dal poter monitorare i tuoi movimenti, sapendo quando entri ed esci, può essere motivo di denuncia? Proprio di recente la Cassazione ha spiegato se e quando la telecamera del vicino puntata è stalking. La pronuncia (sent. n. 12744/2024) offre un’opportunità preziosa per analizzare la normativa vigente riguardo le riprese nei condomini, la possibilità di filmare le aree comuni come pianerottoli, scale o ascensori, nonchè le regole sull’orientamento delle telecamere. Esaminiamo questi aspetti passo dopo passo.
Indice
* Quando la videosorveglianza diventa illegale
* Che reato commette chi punta la telecamera contro l’abitazione altrui?
* Cosa fare se si sospetta un’interferenza illecita?
* La telecamera del vicino che punta contro la casa altrui può essere stalking?
* Cosa succede se il pianerottolo è piccolo?
* Approfondimenti
Quando la videosorveglianza diventa illegale
Negli ultimi anni, la diffusione di telecamere di videosorveglianza è cresciuta esponenzialmente, anche nelle abitazioni private. Esse possono essere montate liberamente, sfruttando le pareti condominiali del pianerottolo. A tal fine non è necessario né chiedere l’autorizzazione all’assemblea, né darne informativa alle autorità. Non bisogna neanche posizionare un cartello con l’avviso ai passanti (che invece è necessario quando l’impianto è condominiale). L’unica necessità è non violare la privacy degli atri condomini. Questo implica di non puntare l’obiettivo della telecamera in direzione delle aree comuni (ad esempio scale e ascensore) e delle abitazioni dei vicini sullo stesso pianerottolo.
Insomma, l’obiettivo deve poter sostituire lo spioncino di casa e inquadrare solo chi si trova in prossimità dell’ingresso dell’abitazione (lì dove si mette lo zerbino).
Che reato commette chi punta la telecamera contro l’abitazione altrui?
Il primo reato che commette chi punta la telecamera contro la porta del vicino è quello di interferenze illecite nella vita privata, previsto dall’articolo 615 bis del Codice penale. L’elemento chiave consiste nella condotta di procurare indebitamente notizie o immagini della vita privata altrui. In particolare, la norma si riferisce all’utilizzo di strumenti di ripresa visiva o sonora. Quindi, non solo telecamere, ma anche microfoni o altri dispositivi in grado di catturare immagini o suoni.
Ma in che modo la telecamera del vicino può violare questa norma? La condotta deve avvenire in determinati luoghi “protetti” come:
* l’abitazione privata o le sue strette adiacenze (ossia lo spazio esterno antistante la porta);
* pertinenze di tali luoghi (es. giardino, balcone, garage);
* gli spazi comuni condominiali che infatti appartengono, in base ai millesimi, a ciascun condomino e sono parte dell’abitazione di questi.
L’aspetto fondamentale del reato è l’indebita procurazione. Le immagini o le notizie devono essere ottenute:
* senza il consenso della persona interessata;
* al di fuori di quanto consentito dalla legge (es. telecamere di sicurezza che riprendono anche la proprietà privata dei vicini).
Esempi di condotte illecite possono essere:
* un vicino installa una telecamera che inquadra direttamente la finestra della camera da letto di un altro residente;
* un condomino piazza una telecamera nel cortile comune per sorvegliare i movimenti dei vicini;
* un condomino sposta l’angolo di visuale della telecamera in prossimità della porta del dirimpettaio per sapere quando entra e quando esce di casa.
Chiunque commette il reato di interferenze illecite nella vita privata rischia la reclusione da sei mesi a quattro anni. La pena può aumentare se il reato è commesso con l’uso di sostanze nocive o se la vittima è un minore.
Cosa fare se si sospetta un’interferenza illecita?
La prima cosa che bisogna fare per tutelarsi è:
* documentare la violazione: raccogliere prove come foto, video o testimonianze di persone che hanno visto la telecamera;
* inviare una diffida scritta al vicino, intimandogli la rimozione o lo spostamento della telecamera;
* se la violazione persiste, contattare il Garante per la Privacy o sporgere querela alle forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri o Procura della Repubblica).
La telecamera del vicino che punta contro la casa altrui può essere stalking?
Da tempo la giurisprudenza ha elaborato la figura del cosiddetto “stalking condominiale”. Tale reato ricorre quando una persona, «con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da:
* cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura;
* oppure da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria» o di un proprio caro;
* oppure «da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita».
Se non si verifica nessuno di questi tre effetti sulla vittima, non si può parlare di stalking.
Lo stalking peraltro presuppone il dolo, ossia la coscienza e la volontà del reo di realizzare tali condotte. Dunque, se la telecamera è posizionata solo per tutelare la propria abitazione, seppur con una inquadratura più ampia di quella consentita dalla Legge sulla privacy, non si configura il reato di “atti persecutori” (appunto lo stalking).
Cosa succede se il pianerottolo è piccolo?
Esistono condomini, specie quelli di palazzi dei centri storici, ove i pianerottoli sono particolarmente stretti e tra un’abitazione e l’altra c’è poco spazio. In questi casi la tutela della sicurezza della propria dimora risulta impossibile senza invadere, anche solo parzialmente, l’area di pertinenza del vicino. In ipotesi del genere, secondo la Cassazione, non si può impedire di detenere un impianto di videosorveglianza, esigenza ritenuta ormai primaria per la tutela fisica delle persone. Sicché, la riservatezza del dirimpettaio subirà una naturale compressione giustificata dalle condizioni del luogo.
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