Investigatore Privato, Agenzia Investigativa IDFOX_Chi decide chi ha ragione in un sinistro?

Incidente auto: che si rischia se la dinamica non è corretta

È cosa tutt’altro che facile stabilire chi ha ragione in un sinistro stradale e chi invece ha torto. Tanto è vero che l’articolo 2054 del Codice civile parte da una presunzione di corresponsabilità tra i due conducenti: in buona sostanza, viene applicato il concorso di colpa salvo prova contraria. In cosa deve consistere questa prova? Nella dimostrazione di aver rispettato il Codice della strada e di non aver potuto impedire il sinistro, pur tenendo un comportamento diligente. E qui arriva il punto: ogni conducente è sempre convinto di essere dalla parte della ragione. Di qui il dubbio: chi decide chi ha ragione in un sinistro?

Poniamo un caso abbastanza frequente. Due automobilisti hanno uno scontro. Non trovando un accordo tra loro decidono di non sottoscrivere il Cid. A quel punto, ciascuno dei due va presso la propria assicurazione a raccontare la propria versione. Una versione naturalmente di parte, edulcorata e probabilmente, per certi versi, credibile solo in parte. Ebbene, in questi casi, chi decide chi ha ragione in un sinistro stradale? Per comprenderlo bisogna capire come funzionano le pratiche di infortunistica stradale.

La procedura di indennizzo diretto: come funziona?

Nel momento in cui un sinistro coinvolge due auto assicurate, ciascun conducente presenta la denuncia di sinistro presso la propria compagnia di assicurazione. Le due compagnie recepiranno la ricostruzione dell’incidente fatta dal proprio cliente ed effettueranno le rispettive verifiche. Verifiche che saranno effettuate tramite una serie di operazioni.

Viene innanzitutto acquisito il verbale della polizia o dei carabinieri se questi sono intervenuti sul luogo (il che succede, per lo più, solo in presenza di feriti). Già questo documento è molto importante per comprendere chi ha torto e ragione. Esso valuta una serie di elementi come i segni delle frenate per terra, i punti di contatto tra le auto, il luogo ove si trovavano le auto dopo lo scontro, le testimonianze dei presenti, ecc.

Oltre a ciò, l’assicurazione incarica un proprio perito, un ingegnere specializzato in infortunistica stradale, che fa una ricostruzione del sinistro per valutare la compatibilità dei danni con il racconto fatto dall’assicurato. Il professionista è in grado di verificare, anche alla luce della segnaletica stradale presente sul luogo dell’incidente, se la dinamica dello stesso è tale da confermare le dichiarazioni del danneggiato.

Come avviene il risarcimento del danno da incidente stradale?

Se l’assicurazione dovesse ritenere che il proprio assicurato ha ragione, gli liquida il danno offrendogli un risarcimento, che questi sarà poi libero di accettare a totale ristoro dei danni, rifiutare e fare causa, oppure accettare a titolo di acconto e fare causa per il residuo.

Se invece l’assicurazione dovesse ritenere che il proprio assicurato ha torto, oltre ad alzargli di due classi di merito il bonus/malus, non gli liquiderà alcun risarcimento.

L’assicurazione potrebbe anche ritenere che vi sia una responsabilità concorrente dei due conducenti, assegnando ad essi un concorso di colpa.

La stessa cosa succede con l’altra assicurazione, che riceverà la richiesta di risarcimento del proprio cliente, procedendo alle medesime verifiche.

Se l’assicurazione paga il proprio assicurato si rivale poi sull’assicurazione di controparte, quella del danneggiante. In teoria, nulla esclude – anche se improbabile – che entrambe le assicurazioni ritengano che il proprio cliente abbia ragione, sicché entrambi saranno risarciti.

Chi ha ragione in un incidente: la prima valutazione delle assicurazioni

Dunque, per stabilire chi decide chi ha ragione in un sinistro, in assenza di accordo tra le parti coinvolte, bisogna far riferimento all’accertamento operato dalle due assicurazioni e quindi alle relazioni dei rispettivi periti o, meglio ancora, al verbale di polizia o carabinieri intervenuti sul luogo.

Chi ha ragione in un incidente: la valutazione del giudice

C’è tuttavia la possibilità che uno o entrambi i conducenti rimangano insoddisfatti della decisione adottata dalla propria compagnia. In tal caso, è verosimile che si ricorrerà ad un avvocato il quale avvierà la causa dinanzi al giudice.

Qui interviene la procedura civile che stabilisce la regola dell’onere della prova in capo a chi avvia il giudizio. Il danneggiato dovrà dimostrare:

  • di aver rispettato il codice;
  • di aver fatto di tutto per evitare il sinistro stradale.

Il giudice, su richiesta delle parti, potrà incaricare un perito, il cosiddetto Ctu (ossia il consulente tecnico d’ufficio) che ripeterà la stessa indagine fatta dai periti delle assicurazioni per ricostruire il sinistro e accertare quale delle parti abbia ragione. Potrà acquisire il verbale delle autorità eventualmente intervenute.

La perizia del Ctu, se anche non costituisce una prova in senso stretto, finisce per determinare la decisione del giudice, il quale difficilmente si discosterà dall’esito della consulenza. Sicché, in tali ipotesi, si può dire che la sentenza viene di fatto decisa dal Ctu. Ed è quindi il Ctu, nominato dal giudice, a decidere chi ha ragione e torto in un sinistro.

Si tenga tuttavia conto che il verbale della polizia o dei carabinieri, in quanto atto pubblico, fa piena prova fino a querela di falso. Significa che è più facile sconfessare l’attendibilità del consulente del giudice che una relazione degli agenti.

Tuttavia, è vero anche che laddove il verbale dei poliziotti o carabinieri si limita a fare una semplice ricostruzione ex post, e quindi un’analisi sulla base di indizi (i segni delle frenate per terra, i punti di contatto tra le auto, ecc.) questa non fa piena prova: non è più il frutto della percezione diretta e immediata dei pubblici ufficiali ma una valutazione soggettiva.

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