Investigatore Privato, Agenzia IDFOX Milano_Quando si rivaluta l’assegno di mantenimento?

Adeguamento dell’importo degli alimenti all’inflazione: la svalutazione monetaria viene calcolata secondo gli indici Istat ma è necessario che sia indicata nella sentenza di separazione o divorzio. 

Non è detto che l’assegno di mantenimento all’ex coniuge duri in eterno, potendo la sua sopravvivenza dipendere da una serie di eventi come, ad esempio, il mutamento delle condizioni economiche di uno dei due coniugi o la stessa morte. Ma poiché in genere si tratta di un’obbligazione destinata a durare nel tempo, è normale chiedersi quando si rivaluta l’assegno di mantenimento. Esiste un metodo di aggiornamento automatico dell’importo all’inflazione secondo gli indici Istat (così come previsto, ad esempio, in tema di locazione) e come fare, in caso contrario, a ottenere un incremento dell’importo quando il costo della vita cresce? Cerchiamo di spiegare come e quando si rivaluta l’assegno di mantenimento.

Rivalutazione assegno di mantenimento: quando?

Partiamo subito col dire che il problema della rivalutazione degli alimenti al costo della vita riguarda principalmente l’assegno divorzile, quello cioè conseguente al divorzio. Invece l’assegno di mantenimento, quello cioè conseguente alla separazione, è destinato a durare poco tempo, troppo poco per potersi porre la questione di un’eventuale svalutazione. Ricordiamo infatti che le parti possono chiedere il divorzio già dopo soli sei mesi se hanno intrapreso una procedura di separazione consensuale o, al massimo, entro un anno in caso di separazione giudiziale.

Resta chiaramente ferma la possibilità, per gli ex coniugi, di rimanere separati per sempre, senza cioè procedere col divorzio: si tratta di una scelta libera che l’ordinamento non può loro imporre. Peraltro, in alcune situazioni, la condizione di separazione conviene a quella del divorzio, mantenendo i diritti ereditari, e quindi anche la pensione di reversibilità, l’uno sull’altro. Sul punto consigliamo di leggere l’articolo Conviene divorziare o restare separati?

Come viene rivalutato l’assegno di mantenimento o di divorzio?

La legge prevede solo indirettamente la possibilità di una rivalutazione automatica all’inflazione dell’assegno divorzile o di quello di mantenimento. L’articolo 5 comma 7 della legge sul divorzio (la legge n. 898/1970) stabilisce solo il potere del giudice di disporre «l’obbligo, per un coniuge, di somministrare periodicamente a favore dell’altro un assegno quando quest’ultimo non ha mezzi adeguati o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive». Ma la formulazione della norma è tanto ampia da consentire al magistrato di prevedere delle forme di adeguamento automatico al costo della vita.

Dunque, il tribunale nella sentenza di divorzio deve stabilire anche un criterio di adeguamento automatico dell’assegno, almeno con riferimento agli indici di svalutazione monetaria.

In questo modo, si tiene conto della svalutazione monetaria, per mantenere all’assegno, nel tempo, un valore il più possibile coerente con il costo della vita, senza imporre un criterio fisso per l’adeguamento.

Il parametro utilizzato correntemente è l’indice Istat relativo al costo della vita. Se la sentenza non prevede alcun criterio di adeguamento si ritiene applicabile tale indice.

Il giudice può prevedere la rivalutazione automatica dell’assegno di mantenimento o dell’assegno divorzile anche se la parte non glielo chiede espressamente e senza obbligo di motivazione, in misura almeno pari agli indici Istat, fatti salvi i casi di palese iniquità in cui il tribunale può escludere la rivalutazione con motivata decisione.

Considerato che il reddito si deve valutare in relazione al suo potere d’acquisto nel momento in cui viene percepito, per valutare la sussistenza dei presupposti per la revisione dell’assegno di divorzio è corretto rivalutare il reddito percepito dal coniuge obbligato al momento della sentenza di divorzio per poterlo comparare con quello attuale, tenuto conto altresì che l’assegno è soggetto a rivalutazione.

Cosa succede se il tribunale non prevede la rivalutazione dell’assegno di mantenimento?

Se il giudice dimentica di indicare, nella sentenza di separazione o divorzio, un criterio di adeguamento degli alimenti al costo della vita è da escludere che il coniuge percettore possa ugualmente pretendere le maggiorazioni. A tal fine, dovrà nuovamente rivolgersi al giudice affinché proceda alla correzione della sentenza.

Mantenimento: sono dovuti gli interessi?

Secondo la Cassazione, la condanna al pagamento dell’assegno di divorzio fa sorgere in capo all’avente diritto un credito che produce interessi corrispettivi. Ciò ovviamente succede solo nei casi in cui il coniuge tenuto al versamento degli alimenti è in ritardo rispetto alla scadenza stabilita dal giudice nella sentenza di separazione o divorzio.

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