Investigatore Privato, Agenzia IDFOX Milano_Parlare ad alta voce al ristorante è reato?

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Cosa rischia chi ha un atteggiamento chiassoso a tavola e dà fastidio agli altri commensali? La risposta, in una recente sentenza della Cassazione.

In molti conoscono – ma non tutti applicano – la famosa frase che dice: «La tua libertà finisce dove comincia la mia». Che qui si potrebbe adattare così: «Il tuo diritto di divertirti finisce dove comincia il mio di stare tranquillo». Fossimo in una discoteca, saprei che cosa mi aspetta. Ma parlare ad alta voce in un ristorante e dare fastidio agli altri commensali, costringendoli a loro volta a urlare per scambiarsi quattro parole, deve avere un limite. E ce l’ha, infatti. Lo ha ricordato la Cassazione con una recente sentenza (riportata in fondo a questo articolo) in cui, addirittura, parla di «reato di molestie». Vediamo.

Reato di molestie: quando scatta?

Per capire come fa la Cassazione a dire che a parlare ad alta voce al ristorante si rischia perfino il carcere, occorre capire che cosa intende la legge per reato di molestie. Secondo il Codice penale, viene commesso da «chiunque in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero con il mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo».

Ora, lasciando da parte il mezzo del telefono perché non è questo il caso, si può dire che chi alza troppo la voce a sproposito al ristorante, ride a squarciagola e utilizza delle frasi offensive o un linguaggio poco educato, il tutto ripetutamente e per un tempo notevole, può decisamente creare molestia o disturbo agli altri avventori. Specialmente se viene chiesto inutilmente una o più volte di moderare i toni.

La norma del Codice penale, come ricordato in passato dalla Cassazione, tutela l’ordine pubblico inteso come pubblica tranquillità. La calma e la serenità generali, insomma, tenendo come riferimento il modo di sentire e di vivere comune. Il reato di molestie è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro.

Parlare ad alta voce al ristorante è reato di molestie?

Come accennato all’inizio, la Cassazione ha recentemente ritenuto che parlare ad alta voce al ristorante, utilizzando espressioni offensive e infastidendo il resto dei clienti, equivale a commettere reato di molestie.

La vicenda parla da sé e spiega perché la Suprema Corte ha deciso di applicare una sanzione penale e di non limitarsi ad una censura morale. Protagonisti di questa rocambolesca storia, due uomini e una donna, entrati in un ristorante cinese all’ora di cena. Il volume della conversazione è apparso fin da subito piuttosto elevato. All’invito ad abbassare i toni, il terzetto ha rivolto alla titolare delle frasi offensive ed ha infastidito più volte anche gli altri clienti del locale. La situazione è poi degenerata: sedie e bottiglie di vino sono finite contro il tavolo di due persone che erano intervenuti in difesa della proprietaria. Inevitabile la denuncia.

La sentenza della Cassazione, però, non si riferisce alle sedie e alle bottiglie volate via ma all’atteggiamento fastidioso tenuto dai tre avventori all’interno del ristorante da quando hanno cominciato a parlare ad alta voce e a dare fastidio agli altri commensali. Questo, legato alle frasi offensive con cui hanno condito la serata, è quanto basta, secondo i giudici di legittimità, per far scattare il reato di molestie. Il comportamento degli imputati, secondo la Suprema Corte, è consistito nel «far cagnara con voce molto alta, disturbando tutta la sala, insultando anche con parole poco carine e rivolgendosi alla cameriera con espressioni ingiuriose».

 

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