Investigatore Privato, Agenzia IDFOX Milano_Che cosa succede se la separazione è per colpa del coniuge?

Matrimonio: le conseguenze dell’addebito. Cosa succede in caso di tradimento, abbandono della casa, mancata assistenza.

Il matrimonio implica dei doveri. In realtà, anche la convivenza ne ha, anche se più labili e con minori implicazioni legali (almeno per quanto riguarda il rapporto tra i due partner).

Se nell’ambito di un giudizio di separazione tra moglie e marito il giudice dovesse accertare che la fine della convivenza è stata determinata dalla condotta colpevole di uno dei due, da ciò deriverebbero alcune importanti conseguenze che vengono riassunte, tecnicamente, con il temine «addebito»: addebito cioè delle responsabilità per il naufragio dell’unità familiare. Ma in cosa consistono tali conseguenze? In altri termini: che succede se la separazione è per colpa del coniuge? È quanto spiegheremo qui di seguito.

Comprenderemo ciò che succede se un coniuge tradisce l’altro o l’abbandona, lo umilia, lo mortifica, lo diffama o non se ne prende cura. Ma procediamo con ordine.

 

Quali sono i doveri del matrimonio?

L’articolo 143 del Codice civile elenca i doveri dei coniugi, doveri che sono chiaramente uguali in capo all’uno o all’altro.

Il primo dovere è quello della fedeltà: ciascun coniuge non può avere relazioni, neanche a distanza o platoniche, con altre persone, né può ingenerare nell’opinione pubblica il sospetto che abbia un amante, circostanza questa che potrebbe ledere l’onore e la reputazione dell’altro coniuge.

Il secondo dovere è quello dell’assistenza morale e materiale: ciascun coniuge si deve prendere cura dell’altro, specie se questo è incapace di badare a sé per ragioni di natura economica o di salute. Il che significa che se una parte della coppia lavora e l’altra no, la prima dovrà dare all’altra il denaro sufficiente per poter godere di un minimo di indipendenza economica. Se uno dei due coniugi è malato, l’altro se ne deve prendere cura. Nel dovere di assistenza morale si fa rientrare anche l’obbligo ad avere rapporti sessuali.

Il terzo dovere è quello della coabitazione: i coniugi devono vivere sotto lo stesso tetto, salvo esigenze particolari che li portino a doversi separare (si pensi a problemi di lavoro). L’allontanamento di uno dei due dalla casa coniugale, senza una giusta causa (come potrebbero essere le violenze subìte) e senza la certezza di un rientro a breve è fonte di responsabilità. Dunque, la pausa di riflessione di qualche giorno non è considerata un allontanamento dalla casa e non comporta alcuna colpa.

Il quarto dovere dei coniugi è quello di collaborare nell’interesse della famiglia: questi devono cioè contribuire ai bisogni del nucleo familiare (casa, figli, ecc.), ciascuno in proporzione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo. Quindi, la donna che non lavora ma che si occupa del ménage domestico sta assolvendo al proprio dovere.

 

Che succede se uno dei coniugi non rispetta i doveri del matrimonio?

La violazione dei doveri del matrimonio non è punita con sanzioni pecuniarie, penali o amministrative. Non è neanche previsto un risarcimento del danno, salvo rarissimi casi. Tutto ciò che consegue dal mancato rispetto delle regole che abbiamo appena elencato è la perdita di due diritti:

  •  il diritto a chiedere l’assegno di mantenimento (quello cioè conseguente alla separazione) e l’assegno di divorzio (quello cioè successivo al divorzio), nel caso in cui fosse spettato;
  •  il diritto a rivendicare una quota di eredità nel caso in cui l’ex coniuge deceda prima del divorzio.

 

Come si può ben intuire sono due conseguenze piuttosto limitate. Ed ecco perché.

Per quanto riguarda la perdita del diritto all’assegno di mantenimento o a quello divorzile, tale effetto sarà del tutto ininfluente sul coniuge con il reddito più elevato. Questi infatti non avrebbe comunque mai potuto vantare il mantenimento, proprio in ragione della sua maggiore capacità economica. Quindi, ad esempio, in una coppia ove il marito lavori e la moglie sia casalinga, l’eventuale tradimento del primo non implicherà su di lui alcuna ricaduta. Diverso sarà invece se la relazione adulterina dovesse essere stata coltivata dalla donna che, benché disoccupata, non potrebbe più chiedere gli alimenti.

Per quanto riguarda invece la perdita del diritto di successione, è vero che la separazione non cancella la qualità di erede legittimario, ma è anche vero che, in ogni caso, con il divorzio, il diritto all’eredità dell’ex viene sempre meno, indipendentemente dalle colpe per l’eventuale cessazione del matrimonio. Ragion per cui la sanzione della perdita della qualità di erede potrebbe implicare un effetto solo laddove il coniuge dovesse morire prima del divorzio.

 

Che cosa succede se la separazione è per colpa del coniuge?

Detto ciò possiamo vedere, sotto il profilo pratico, cosa succede se la separazione è per colpa del coniuge. La “vittima” può chiedere innanzitutto la separazione «con addebito». L’addebito è appunto l’imputazione di responsabilità per la fine del matrimonio e la perdita dei diritti al mantenimento e di quelli ereditari.

Chi chiede l’addebito però deve dimostrare le colpe dell’altro coniuge. Quest’ultimo invece può difendersi provando che, in realtà, il matrimonio era naufragato già da prima, per altre e diverse ragioni. Tanto per fare un esempio, il marito che voglia negare il mantenimento alla moglie dimostrando che questa lo ha tradito, perderà la causa se la moglie dovesse riuscire a provare che, in realtà, la coppia era già separata di fatto, che i due litigavano sempre, non avevano più rapporti e anche in presenza di altre persone avevano confidato la volontà di volersi separare. In tal caso, dunque, il tradimento non è la «causa» della fine della convivenza bensì l’«effetto» di una causa pregressa. Esso quindi non determinerà alcun addebito.

Stesso discorso nel caso della donna che abbandoni la casa perché il marito la picchia. Non è l’allontanamento dal tetto coniugale la ragione della fine del matrimonio ma le violenze: è pertanto il marito che subirà la condanna all’addebito.

 

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