Investigatore Privato_Infedeltà coniugale e addebito

Infedeltà coniugale: la responsabilità spetta in capo al coniuge che, con il proprio comportamento colpevole, ha reso intollerabile la convivenza.

 

Si può tradire per primi e anche per secondi. In una coppia sposata, il tradimento è considerato, in linea di massima, un comportamento colpevole, contrario ai doveri del matrimonio, sia socialmente che a livello legale. Ma non sempre. Esiste il tradimento di riflesso, quello cioè del coniuge che si sente abbandonato e solo. O quello di chi, tradito, ritiene sia giusto rendere pan per focaccia. Così, in ipotesi di questo tipo, ci si chiede spesso a chi spetta l’addebito. La questione è stata analizzata più volte dalla giurisprudenza e può essere semplificata in alcune regole molto empiriche.

 

Il tradimento e l’addebito

 

Il tradimento non sempre è causa di addebito. Cerchiamo di spiegarci meglio rappresentando due situazioni concrete che potrebbero verificarsi in qualsiasi coppia.

Antonella è sposata con Paolo. Paolo un giorno trova nella tasca di Antonella le prove del suo tradimento. Così chiede la separazione da lei. Antonella è disoccupata, Paolo invece ha un lavoro full time.

Nell’esempio appena considerato, siamo dinanzi a un tipico caso di infedeltà coniugale. Le conseguenze di questo comportamento si riverberano solo nella causa di separazione e divorzio (non ci sono cioè altre conseguenze né sotto l’aspetto penale né risarcitorio). In particolare, il giudice pronuncia il cosiddetto “addebito” ossia accerta l’avvenuta violazione, da parte di uno dei due coniugi, delle regole relative al matrimonio (fedeltà, convivenza, assistenza morale e materiale, ecc.).

 

Quando tale violazione è l’unica ed effettiva causa della rottura matrimoniale – sicché viene pronunciato l’addebito – si verificano due conseguenze:

  •  il coniuge infedele, anche se privo di reddito, non può più chiedere l’assegno di mantenimento all’ex;
  •  oltre alla perdita del diritto al mantenimento, l’addebito comporta anche la perdita dei diritti di successione: in pratica, il coniuge infedele non può essere erede dell’altro qualora questi dovesse morire tra la data di separazione e quella del divorzio (dopo il divorzio i diritti di successione cessano in ogni caso).

 

Il tradimento per ripicca: cos’è?

 

Antonella è sposata con Paolo. Lei è disoccupata mentre il marito ha uno stipendio di lavoro dipendente. Un giorno, Paolo trova una chat tra la moglie e un altro uomo. Così le contesta il tradimento. Lei, però, gli rinfaccia lo stesso comportamento che lui aveva tenuto qualche mese prima e che lei aveva provato a perdonare, ma invano. Da quel giorno, infatti, i due, pur avendo tentato di ricostruire un’unione familiare, avevano comunque rallentato i loro rapporti e il clima in famiglia era diventato teso e formale.

Nell’esempio appena citato, il tradimento della moglie non è la causa effettiva dell’intollerabilità della convivenza, essendo piuttosto la conseguenza di una situazione già maturata anteriormente per altra ragione. È verosimile, infatti, che la moglie abbia tradito per vendetta, ossia per ripicca o, comunque, perché non più attratta dal marito.

 

Insomma, affinché il tradimento produca la dichiarazione di addebito da parte del giudice è necessario che da esso soltanto – e non da altre ragioni – sia scaturita l’intollerabilità della convivenza.

Viceversa, se dovesse risultare che la convivenza era già divenuta intollerabile per altri motivi, come nel caso di un precedente tradimento o dell’abbandono del tetto coniugale, il giudice dichiarerà l’addebito a carico dell’altro coniuge.

 

Come dimostrare il tradimento per ripicca?

 

Il tradimento è un comportamento talmente grave rispetto ai doveri matrimoniali da ritenersi sempre, di per se stesso, causa di rottura dell’unione materiale e materiale dei coniugi. Sicché, dinanzi alla prova di un tradimento a carico di un coniuge, spetterà a quest’ultimo – per evitare la pronuncia di addebito – dimostrare che il matrimonio era già naufragato per altre ragioni.

Il fatto di aver in precedenza dichiarato di perdonare un tradimento dell’ex, non impedisce al coniuge tradito di sollevare, in un momento successivo, dinanzi al giudice, nell’ambito di una causa di separazione, la richiesta di addebito se risulta che la coppia non è riuscita a superare il momento di crisi. Una cosa, infatti, è mostrarsi disponibili a tentare di ricucire il rapporto, un’altra è invece riuscirci.

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