Investigatore Privato, Agenzia IDFOX Milano_Assegno divorzile alla ex che dimostra le rinunce professionali

Cassazione: la differenza reddituale tra ex coniugi e la prova che la condizione reddituale deteriore della moglie è conseguenza delle rinunce ad occasioni lavorative migliori giustificano l’assegno divorzile

Assegno di divorzio

La ex moglie che lavora da anni, che percepisce uno stipendio assai inferiore rispetto alla pensione del marito e che in giudizio dimostra di aver rinunciato a occasioni di lavoro più redditizie per far fronte ai bisogni della famiglia, deve essere compensata per i sacrifici fatti. Queste le motivazioni che hanno portato la Cassazione, con l’ordinanza n. 12800/2022, ad accogliere il ricorso di una ex moglie a cui, in sede di appello, è stato negato l’assegno di divorzio.

Negato assegno di divorzio alla ex moglie

In sede di appello viene respinta l’impugnazione della ex contro la parte della sentenza di divorzio che le ha negato il riconoscimento dell’assegno di divorzio nella misura di almeno 400 euro.

Per il giudicante, stante la natura composita dell’assegno divorzile, ossia compensativa, perequativa e assistenziale, tra i due coniugi non è presenta una disparità economica tale da giustificare l’assegno anche perché la moglie lavora e di fatto è economicamente autosufficiente. In ogni caso il divorzio attenua il vincolo di solidarietà familiare.

Disparità e rinunce legittimano l’assegno

La moglie ricorre in Cassazione contro la decisione della Corte sollevando due motivi di doglianza.

  – Con il primo contesta della decisione della Corte di averle negato il riconoscimento dell’assegno basandosi solo sulla mancanza di differenza reddituale tra i coniugi.

  – Con il secondo invece invoca la nullità della sentenza per non aver tenuto conto, nonostante le prove documentali, della effettiva differenza economica tra i coniugi, visto che il marito ha una pensione di 2300 euro (ed è titolare di un immobile), mentre la stessa ha uno stipendio di 1135,00 euro (e deve pagare il canone di locazione dell’immobile in cui vive) e che la stessa ha rinunciato per la famiglia a occasioni di lavoro più redditizie.

Vanno compensate le rinunce professionali fatte per la famiglia

La Cassazione accoglie il ricorso in quanto i motivi sollevati dalla ex moglie, trattati unitamente, sono fondati.

Dopo avere richiamato i principi in materia di assegno divorzile della SU n. 18287/2018 la Cassazione evidenzia come la Corte d’appello, dopo avere richiamato la natura composita dell’assegno, abbia poi negato la misura sostenendo che con il divorzio il vincolo di solidarietà si attenui e che nel caso di specie, poiché non vi è una disparità reddituale l’assegno divorzile non spetti alla ex moglie.

Al riguardo la Cassazione fa presente che nel caso di specie la Corte abbia in realtà trascurato il fatto che la donna si sia trovata in una situazione reddituale deteriore rispetto al marito, dimostrando con prove documentali la rinuncia della stessa a occasioni di lavoro migliori per contribuire ai bisogni della famiglia, con un sacrificio di tipo economico, che deve essere compensato.

Occorre quindi riconoscere alla ex un assegno di divorzio tale da garantirle autosufficienza e indipendenza secondo un criterio di normalità, compensandola per il sacrificio e per le rinunce a occasioni professionali e reddituali fatte per la famiglia.

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