Chi deve pagare le spese processuali?
Tutti i casi in cui c’è condanna alle spese legali e la compensazione delle spese. Cosa si intende per soccombenza parziale?
Quando si intraprende una causa e si deve versare un sostanzioso anticipo al proprio avvocato c’è sempre la speranza di recuperare tali soldi al termine del processo con la sentenza che imponga, all’avversario, il rimborso delle spese legali. Ma questo effetto non è automatico e, in ogni caso, su di esso può pesare l’accordo preso con il proprio avvocato. In questo articolo vedremo chi deve pagare le spese processuali, quali sono i casi di compensazione delle spese processuali e cosa significa soccombenza parziale. Ma procediamo con ordine.
Indice
* Chi paga le spese legali all’avversario?
o Condanna del soccombente
o Liquidazione delle spese
o Proposta conciliativa
o Gratuito patrocinio
* Cos’è la compensazione delle spese legali?
o Soccombenza reciproca
* Assoluta novità delle questioni trattate
o Mutamento della giurisprudenza su questioni dirimenti
o Gravità ed eccezionalità delle ragioni
* Soccombenza parziale e accoglimento non integrale della domanda
Chi paga le spese legali all’avversario?
L’articolo 91 del Codice di procedura civile disciplina la cosiddetta condanna alle spese processuali. Il principio cardine è che chi perde la causa deve rimborsare all’avversario tutte le spese sofferte a causa del giudizio: dalle imposte, bolli e diritti di cancelleria all’onorario del proprio avvocato.
Ecco i punti salienti di questa norma importante.
Condanna del soccombente
Il giudice, con la sentenza che chiude il processo, condanna la parte soccombente al rimborso delle spese processuali a favore dell’altra parte.
Le spese processuali comprendono:
* spese di lite: spese vive sostenute per il processo (es. tasse, marche da bollo, notifiche, consulenze tecniche);
* onorari di difesa: compenso spettante all’avvocato della parte vincitrice;
* onorari al consulente tecnico d’ufficio nominato dal giudice (il cosiddetto CTU).
Liquidazione delle spese
Il giudice liquida l’ammontare delle spese processuali nella stessa sentenza.
La liquidazione può avvenire:
* in via analitica: il giudice indica specificamente ogni voce di spesa e il suo ammontare;
* in via sintetica: il giudice determina un importo complessivo forfettario.
Proposta conciliativa
Se il giudice accoglie la domanda in misura non superiore all’eventuale proposta conciliativa rifiutata senza giustificato motivo dalla parte nel corso della mediazione obbligatoria, condanna la parte che ha rifiutato la proposta al pagamento delle spese processuali maturate dopo la sua formulazione.
Gratuito patrocinio
Il giudice può condannare alle spese processuali anche la parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato. Difatti l’ammissione a tale beneficio non giustifica l’avvio di cause pretestuose o infondate. Quindi chi agisce con il gratuito patrocinio e perde dovrà rimborsare, di tasca sua, le spese legali all’avversario.
Cos’è la compensazione delle spese legali?
La regola generale è la condanna alle spese processuali ma, eccezionalmente, il giudice può disporre che le spese legali gravino su ciascuna parte che le ha sostenute. In pratica, nessuno ottiene il rimborso da nessuno. Questa decisione va sotto il nome di compensazione delle spese legali.
La compensazione delle spese processuali è una decisione discrezionale del giudice, che deve essere motivata in modo adeguato.
Il giudice può compensare le spese processuali in presenza di determinate circostanze previste dalla legge. Ecco quali sono tali casi.
Soccombenza reciproca
Si verifica quando entrambe le parti hanno avanzato, ciascuna nei confronti dell’altra, un’autonoma domanda e il giudice abbia accolto, in parte, le richieste dell’una e, in parte, le richieste dell’altra. Sicché entrambi i rivali risultano vincitori e soccombenti su alcune domande o eccezioni.
Tizio chiede il pagamento di una fattura insoluta a Caio per un lavoro edile da questi eseguito. Caio risponde sostenendo che le opere non sono state eseguite a regola d’arte e che, anzi, hanno creato dei grossi danni a terzi, danni che Caio ha dovuto risarcire e di cui chiede il rimborso a Tizio. Il giudice accoglie in parte la domanda di Tizio (riconoscendogli il diritto al pagamento solo per alcuni lavori) e in parte quella di Caio (riconoscendogli un parziale risarcimento per i danni patiti).
Assoluta novità delle questioni trattate
Si verifica quando le questioni giuridiche affrontate nel processo sono particolarmente complesse e controverse, e non vi è giurisprudenza consolidata al riguardo. Si solito succede quando il giudice è chiamato a decidere una causa applicando una legge uscita da poco tempo.
Sempronio agisce contro Mevio per la violazione di un nuovo diritto introdotto da una legge recente. In questo caso, il giudice potrebbe compensare le spese processuali in considerazione della complessità e novità della materia.
Mutamento della giurisprudenza su questioni dirimenti
Si verifica quando l’interpretazione della giurisprudenza cambia durante il processo, determinando l’esito favorevole per una parte che in precedenza era soccombente.
Filomena cita la banca Alfa per un mutuo usurario. Durante il processo, la Cassazione emette una nuova sentenza che modifica l’orientamento giurisprudenziale in materia. In questo caso, il giudice potrebbe compensare le spese processuali pur respingendo la domanda di Filomena.
Gravità ed eccezionalità delle ragioni
La legge lascia al giudice la possibilità di individuare, caso per caso, ulteriori – purché gravi e motivate– ragioni che giustifichino la compensazione delle spese, anche in assenza di soccombenza reciproca o delle altre condizioni sopra elencate.
Tizio cita Caio per il risarcimento del danno da diffamazione a mezzo stampa. Il giudice ritiene che la condotta di Caio sia stata particolarmente grave e lesiva della reputazione di Tizio, ma comprensibile considerato il comportamento tenuto da Tizio in una particolare vicenda di pubblico dominio.
Soccombenza parziale e accoglimento non integrale della domanda
Non ci resta che analizzare l’ipotesi di accoglimento parziale della domanda.
Poniamo il caso di una persona che agisca in giudizio contro un’altra per chiedere un risarcimento di 100mila euro. Il giudice però gliene riconosce solo 50mila. Potrebbe l’accoglimento parziale della domanda giustificare la compensazione delle spese processuali? Chi, in questi casi, deve pagare l’avvocato della controparte?
Della questione si è occupata di recente la Cassazione secondo cui il rigetto parziale della domanda, ossia la cosiddetta soccombenza parziale, non può comportare la compensazione delle spese legali (Cass. sent. n. 6135/2024).
La Corte ha ribadito che, secondo il principio di soccombenza, soltanto la parte totalmente soccombente può essere condannata al pagamento delle spese processuali. La sentenza ha sottolineato che tale condanna non è ammissibile per la parte che ottiene una vittoria, anche se parziale, a meno che non si verifichi l’eccezione in cui la domanda sia stata accolta in misura inferiore a una eventuale proposta conciliativa precedentemente formulata (per come visto sopra tra i casi di compensazione delle spese legali).
In questo contesto, la Cassazione ha precisato che il suo ruolo è limitato alla verifica della corretta applicazione del principio che vieta di imporre le spese processuali alla parte vittoriosa, lasciando al giudice di merito la discrezionalità nella decisione di compensare o meno tali spese.
In sintesi, la decisione della Cassazione stabilisce che le spese processuali non possono essere a carico di chi ha ottenuto una soccombenza parziale nel processo, a meno che non si verifichino circostanze eccezionali previste dalla normativa.