Il caso limite fu quello di un morto che non solo era resuscitato ma avrebbe incassato, tramite il fratello, 200 mila euro di risarcimento dalla compagnia di assicurazione.
Il “finto morto” sarebbe Giuseppe Marsalona ed è stato condannato a 2 anni e due mesi di carcere. Il suo nome fa parte dell’elenco di imputati giudicati in abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta.
La documentazione allegata alla richiesta di liquidazione della polizza vita di Marsalone aveva tutti i crismi dell’ufficialità. C’era il certificato di morte redatto da un medico, la scheda di bordo dei sanitari intervenuti con l’ambulanza nella casa di via del Bersagliere, l’atto di notorietà del decesso. Tutto falsificato.
I primi sospetti alle poste
Una parte dei soldi sarebbe stata usata per comprare una Fiat Panda e una Mini Paceman. La restante per finanziare gli affari della droga come sarebbe emerso in un’altra indagine. Ad insospettirsi era stata la direttrice di un ufficio postale: il beneficiario dell’indennizzo disse di avere smarrito la carta d’identità con tanto di denuncia presentata in Friuli Venezia Giulia. La foto del documento mostrato però era diversa.
Le condanne
Questi gli imputati e le condanne: Andrea Ambrogio 2 anni, quattro mesi e 20 giorni, Carmelo Basile 1 anno e 8 mesi, Luigi Basile 1 anno e 8 mesi, Anna Bertolino 1 anno, 10 mesi e 20 giorni, Rosalia D’Aleo un anno, 10 mesi e 20 giorni, Danilo Di Mattei 2anni e quattro mesi, Nicolò Fiore 2 anni e dieci mesi, Francesco Greco 2 anni e 10 mesi, Rosalba La Rosa 2 anni e otto mesi, Alessandro Marsalone 1 anno, sei mesi e venti giorni, Giuseppe Marsalone due anni e due mesi, Giuseppe Martorana 3 anni e sei mesi, Lucia Messina 1 anno e otto mesi, Giovanni Nocera 2 anni e quattro mesi, Grazia Pace 1 anno otto mesi, Giuseppe Piscitello 2 anni e due mesi, Giuseppe Tantillo 6 mesi, Loredana Tuzzolino 1 anno e 10 mesi.
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