Sulla riforma fiscale dopo la stasi e la quasi rottura dei giorni passati si arriva ad «un’intesa con Palazzo Chigi per rivedere gli articoli 2 e 6 della delega fiscale’. Un passaggio che sblocca il centrodestra, che da mesi conduce la ferma opposizione sui nuovi criteri di mappatura degli immobili, l’unica soluzione sarebbe stata la richiesta di fiducia in Aula sul testo originario. Ora Lega e Forza Italia hanno trovato un accordo col governo. Come chiarito in una nota stampa eliminato ogni riferimento al sistema duale, preservando i regimi cedolari esistenti e garantendo una armonizzazione del sistema fiscale – ed – eliminato ogni riferimento ai valori patrimoniali degli immobili, consentendo l’aggiornamento delle rendite secondo la normativa attualmente in vigore e senza alcuna innovazione di carattere patrimoniale». Il catasto verrebbe dunque aggiornato progressivamente, ma senza toccare gli attuali criteri. In più «Esclusa anche in questo caso la possibilità di nuove tasse sulla casa». Il testo torna ora in commissione.
Catasto, nessun riferimento esplicito al valore patrimoniale
L’iter è ancora lungo per arrivare ad un nuovo catasto, ma di certo c’è che le attuali informazioni verranno “integrate” con lo scopo di rendere disponibili nuove informazioni a partire dal primo gennaio 2026 e «non possano essere utilizzate per la determinazione della base imponibili dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali». Il passaggio previsto è quello da un regime “catastale” ad un “patrimoniale” basato su valori reali.
Immobili fantasma
Altra vittoria del centrodestra è che le aliquote Imu possano essere ridotte per effetto dell’emersione degli immobili fantasma. L’intesa raggiunta, continua la nota «consente di respingere una volta per tutte l’aumento di tasse e conferma la responsabilità del centrodestra di governo che ha lavorato in queste settimane ad una intesa. Il centrodestra che sostiene l’esecutivo ha dimostrato che il miglior modo per tutelare gli italiani è governare con responsabilità, ma senza mai derogare ai propri valori».
Comuni in dissesto e aumento dell’Irpef
Per quanto riguarda tasse e comuni, l’ultima bozza del decreto Aiuti stabilisce i comuni-capoluogo di provincia, che siano in dissesto finanziario, con un disavanzo pro-capite superiore ai 500 euro, possano decidere di aumentare l’Irpef, oltre i limiti ora previsti: insieme a questo resta il taglio delle spese, l’aumento dei canoni delle concessioni e degli affitti, o di valorizzare, in pratica cedere, parte del proprio patrimonio.