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Si può revocare una donazione al figlio ingrato?

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Il padre può riprendersi la casa regalata al figlio davanti al notaio in caso di comportamenti ingrati?

Un lettore, attraverso la nostra piattaforma di consulenza legale gratuita “Chiedilo all’avvocato”, ci ha posto il seguente quesito: «Posso riappropriarmi di un appartamento che ho regalato a mio figlio da un notaio visto che da quel momento in poi si comporta male nei miei riguardi?». Cerchiamo di comprendere dunque se si può revocare una donazione a un figlio ingrato. Come vedremo a breve, il Codice civile prevede questa possibilità, ma entro limiti ben precisi.

Indice

* Si può revocare una donazione?

* Quando è possibile revocare la donazione per ingratitudine?

* Come si riprende la casa regalata al figlio ingrato?

* Quanto tempo ha il donante per agire?

* Quali sono gli effetti della revoca della donazione?

Si può revocare una donazione?

La donazione è un contratto con cui una persona (donante) arricchisce un’altra (donatario) per spirito di generosità (art. 769 cod. civ.). Il donante trasferisce gratuitamente al donatario la proprietà di un bene o un diritto. Se la donazione ha ad oggetto un immobile è necessario l’atto notarile in presenza di due testimoni, a pena di nullità.

La donazione è, per sua natura, irrevocabile salvo in tre casi:

* ingratitudine del donatario;

* rifiuto di versare gli alimenti al donante: gli alimenti sono dovuti dal donatario nei limiti delle sue possibilità economiche e comunque non oltre il valore del bene ricevuto in donazione. L’obbligo di versare gli alimenti scatta nel momento in cui il donante si trovi in gravi difficoltà fisiche ed economiche, tali da comprometterne la stessa sopravvivenza;

* danno economico: se il donatario ha dolosamente arrecato grave pregiudizio al patrimonio del donante;

* sopravvenienza del primo figlio per il donante: non si tratta solo della nascita ma anche dell’adozione o del riconoscimento di un figlio già nato. Questa causa di revoca però non opera se il donante aveva già un altro figlio.

Quando è possibile revocare la donazione per ingratitudine?

La legge consente al donante di revocare la donazione per ingratitudine solo in casi specifici di gravi comportamenti offensivi da parte del donatario nei confronti del donante.

In particolare, l’articolo 801 del Codice civile stabilisce che la revoca per ingratitudine può essere richiesta solo nei seguenti casi:

* omicidio o tentato omicidio da parte del donatario nei confronti del donante o del suo coniuge;

* accusa calunniosa: il donatario ha accusato il donante di un reato grave, sapendolo innocente;

* ingiuria grave: il donatario ha offeso gravemente l’onore o il decoro del donante.

L’ingiuria grave consiste in offese che ledono l’onore e il decoro del donante, proferite con parole, scritti o atteggiamenti. Non sono sufficienti semplici “discussioni” o “dissapori”: occorre un comportamento che oggettivamente e pubblicamente superi i limiti della normale tollerabilità.

In particolare, l’ingiuria grave richiesta dall’art. 801 cod. civ., quale presupposto per la revocabilità della donazione per ingratitudine, pur mutuando dal diritto penale la sua natura di offesa all’onore e al decoro della persona, si caratterizza per la manifestazione esteriorizzata, ossia resa palese a terzi, mediante il comportamento del donatario, di un durevole sentimento di disistima delle qualità morali e di irrispettosità della dignità del donante (Cass. sent. n. 3811/2024; n. 9055/2022; n. 36140/2023).

Pertanto, per revocare la donazione, la condotta del figlio deve essere oggettivamente lesiva dell’onore e del decoro del donante, manifestando un reale e perdurante sentimento di avversione. Non sono sufficienti atti di scortesia o irrispettosi. Non basta neanche un comportamento omissivo, come quello del figlio che non si fa più vedere o sentire, che omette di far visita ai genitori, che non telefona loro nelle ricorrenze, ecc. Occorre che l’ingiuria sia grave e tale da ripugnare alla coscienza comune.

Come si riprende la casa regalata al figlio ingrato?

Il donante che intende revocare la donazione per ingratitudine deve agire in giudizio contro il figlio e dimostrare la sussistenza dei fatti che integrano l’ingratitudine del donatario. A tal fine, potrà produrre testimonianze, documenti, registrazioni o qualsiasi altro mezzo di prova ammesso dalla legge.

La revoca della donazione per ingratitudine si ottiene quindi con una sentenza del tribunale, previo accertamento della condotta del beneficiario della donazione.

Quanto tempo ha il donante per agire?

L’azione di revoca per ingratitudine si prescrive in un anno dal giorno in cui il donante è venuto a conoscenza del fatto che costituisce causa di ingratitudine.

Quali sono gli effetti della revoca della donazione?

Se il giudice accoglie la domanda, la donazione è revocata e il donatario è tenuto a restituire il bene donato. Se nel frattempo quest’ultimo è stato venduto, il donatario dovrà restituirne il valore al momento della revoca.

 

Fonte internet

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