Come certificare messaggi WhatsApp?- Indagini Tecniche Informatiche Agenzi IDFX Milano-Tel-02344223 Che valore hanno gli screenshot e i messaggi testo e audio di WhatsApp: come produrli in un processo.

Come certificare messaggi WhatsApp?- Indagini Tecniche Informatiche Agenzi IDFX Milano-Tel-02344223

Che valore hanno gli screenshot e i messaggi testo e audio di WhatsApp: come produrli in un processo.

La giurisprudenza ha ormai riconosciuto valore di prova alle chat su WhatsApp. Sicché le stesse possono essere utilizzate per far valere i propri diritti in una causa civile (ad esempio per dimostrare un credito o lo svolgimento di un’attività lavorativa) o come prova di un reato. Ma come certificare i messaggi WhatsApp?

La giurisprudenza sul punto è copiosa. Non poche sentenze hanno riconosciuto valore al semplice screenshot se non contestato dalla controparte. La contestazione non può essere generica ma deve suggerire al giudice le ragioni per cui la conversazione potrebbe essere stata “falsificata”.

Più sicura è certo la trascrizione effettuata da un perito, soprattutto al fine di mettere per iscritto i messaggi audio.

Indice

* La trascrizione dei messaggi WhatsApp

* Bisogna depositare il cellulare in tribunale?

* Il valore dei messaggi WhatsApp

* Valore giuridico degli screenshot

La trascrizione dei messaggi WhatsApp

Il tribunale di Napoli, con la sentenza 22 marzo 2024 n. 3236, ha detto che le conversazioni su WhatsApp (così come anche gli sms), non hanno valore di prova se prodotti con semplice trascrizione su Word e privi dei supporti informatici nei quali sono presenti le medesime conversazioni.

Sulla stessa linea è il tribunale di Milano: «sono da ritenere prive di qualsiasi valore probatorio le conversazioni WhatsApp e sms estratte dall’utenza telefonica e prodotte con trascrizioni su fogli word in quanto tali, modificabili nel loro contenuto (Trib. Milano, sez. lav., 6 giugno 2017)».

Quando invece tali messaggi non consistono in mere trascrizioni su fogli word, ma risultano essere messaggi in formato PDF (che è notoriamente un formato non modificabile) ricavati mediante una semplice procedura informatica di esportazione dei messaggi tratti dal cellulare e di trasposizione degli stessi in formato testuale, in quanto tali, devono considerarsi a tutti gli effetti come riproduzioni meccaniche della messaggistica originale rientranti nella disciplina dettata dall’art. 2712 c.c. (Trib. Savona, 8 aprile 2022, n. 306).

Bisogna depositare il cellulare in tribunale?

Secondo l’orientamento tradizionale della Cassazione (sent. n. 49016/2017) le conversazioni su WhatsApp sono una prova documentale che può essere utilizzata nel corso del processo; ma affinché vengano prese in considerazione dal giudice è necessaria l’acquisizione del supporto in cui esse sono registrate (lo smartphone). Ciò serve per verificare con certezza sia la paternità delle registrazioni sia l’attendibilità di quanto da esse documentato.

In altri termini occorre controllare la prova sotto il profilo della sua affidabilità a mezzo dell’esame diretto dello stesso supporto così da accertare la paternità della registrazione e la genuinità del contenuto (Cass. pen., sez. II, 6 ottobre 2016, n. 50986; Cass. pen., sez. V, 29 settembre 2015, n. 4287).

Poiché è difficile, anzi impossibile, procedere al deposito del dispositivo originale (fra l’altro, il concetto di originale, nell’era digitale, non esiste), la giurisprudenza ritiene possibile il deposito della “copia forense del dispositivo di registrazione”. Si tratta di una copia “bit per bit” di tutti i dati contenuti nel dispositivo. Questa viene creata utilizzando strumenti e tecniche specifiche che garantiscono l’integrità e l’inamovibilità dei dati, in modo da preservarne il valore probatorio in caso di procedimenti legali o investigazioni forensi.

Il valore dei messaggi WhatsApp

La giurisprudenza sui messaggi WhatsApp non è che l’evoluzione delle interpretazioni che già si erano formate in materia di email ed sms. Tali documenti informatici, seppure privi di firma, formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale vengono prodotti non ne disconosca la conformità ai fatti o alle cose medesime (Trib. Firenze, sez. III, 7 febbraio 2020 n. 370). Ma, come detto, non basta una generica contestazione se questa non è fondata su valide argomentazioni.

Valore giuridico degli screenshot

Secondo la Cassazione (sent. 24600/2022) gli screenshot sono utilizzabili come prova. Difatti “non è imposto alcun adempimento specifico per il compimento di tale attività, che consiste nella realizzazione di una fotografia e che si caratterizza soltanto per il suo oggetto, costituito appunto da uno schermo” sul quale sia visibile un testo o un’immagine “non essendovi alcuna differenza tra una tale fotografia e quella di qualsiasi altro oggetto” (Cass. pen., sent. n. 8332/2019).

Come pure la stessa Corte di Cassazione, richiamando detto principio, ha ritenuto pienamente utilizzabile lo screeshot di una pagina di un social network fatta dal cellulare o dal computer sul quale la stessa è visibile (Cass. pen., sez. V, 5 febbraio 2021, n. 12062).

 

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