Quando il tradimento non è causa di addebito?
Non sempre il tradimento comporta l’addebito all’interno del matrimonio. Perché possa essere considerato un comportamento contrario ai doveri coniugali e quindi determinare la perdita dell’assegno di mantenimento, è necessario che sia stato l’unica ed esclusiva causa della crisi di coppia. Non devono cioè risultare ragioni pregresse che abbiano comportato l’allontanamento dei coniugi. A più riprese la Cassazione ha spiegato quando il tradimento non è causa di addebito. Il tipico esempio è quello del marito che maltratta (fisicamente o moralmente) la moglie: non potrà poi dolersi se questa lo tradisce. E così, al contrario, se la donna tradisce l’uomo e questi dice di volerla perdonare, lei non potrà chiedergli l’addebito se poi lo scopre con un’altra.
Peraltro con una recente pronuncia, la Corte ha chiarito che l’addebito della separazione non dipende dalla consapevolezza dell’infedeltà.
Ma procediamo con ordine e, alla luce delle varie pronunce dettate dalla giurisprudenza, analizziamo quando il tradimento non è causa di addebito.
Indice
* L’infedeltà non rileva se la coppia è già in crisi
* Esempi di casi in cui l’infedeltà non comporta addebito
* La conoscenza dell’infedeltà è necessaria per l’addebito della separazione?
* Conclusioni
L’infedeltà non rileva se la coppia è già in crisi
Il mancato rispetto dell’obbligo di fedeltà coniugale è generalmente considerato una violazione grave, abbastanza seria da rendere insopportabile la continuazione della vita insieme. Di norma, questa violazione giustifica l’attribuzione della responsabilità della separazione al coniuge infedele. Tuttavia, l’infedeltà sarà ritenuta causa determinante della separazione solo se, dopo un’analisi accurata e una valutazione complessiva del comportamento di entrambi i coniugi, si dimostra che questo è stato effettivamente l’elemento scatenante della crisi matrimoniale. Se, invece, si verifica che l’adulterio è avvenuto in un contesto in cui il rapporto era già irrimediabilmente compromesso e la convivenza era diventata solo formale e nominale, allora esso non comporta addebito (Cass. ord. n. 11394/2024).
Grava sul coniuge infedele, che non voglia subire l’addebito, dimostrare l’anteriorità della crisi matrimoniale rispetto all’accertata infedeltà.
In sintesi, affinché il tradimento sia causa di addebito è necessario che tra esso e la separazione vi sia un “nesso di causalità”, ossia un rapporto diretto di causa-effetto.
Esempi di casi in cui l’infedeltà non comporta addebito
In molti casi l’infedeltà può essere la manifestazione di una crisi già esistente tra i coniugi, piuttosto che il motivo scatenante della separazione. In queste circostanze, il coniuge infedele mantiene i suoi diritti, ossia il diritto al mantenimento e all’eredità. Il tradimento, infatti, non viene considerato motivo sufficiente per penalizzarlo legalmente.
Il coniuge che ha commesso l’infedeltà ha l’onere di dimostrare che il suo comportamento non ha causato la rottura del matrimonio, ma che è stato piuttosto una conseguenza di un’unione già sostanzialmente compromessa.
Facciamo un elenco di situazioni in cui il tradimento può essere considerato giuridicamente irrilevante:
* separazione legale o imminente: quando una coppia ha già avviato le procedure di separazione o è in procinto di farlo;
* separazione di fatto: nei casi in cui i coniugi vivono separati e hanno cessato ogni forma di vita coniugale;
* relazione coniugale deteriorata: situazioni in cui i coniugi litigano costantemente, hanno interrotto i rapporti sessuali, o dormono in stanze separate;
* abbandono del tetto coniugale: se uno dei coniugi ha lasciato la residenza familiare senza intenzione di ritornare;
* tradimento in risposta a un precedente tradimento: la “vendetta” a un’infedeltà precedente non è causa di addebito;
* maltrattamenti in famiglia: in un contesto di violenze fisiche o morali, il tradimento della vittima non è causa di addebito ma viene considerato come una reazione alla situazione di abuso.
Queste circostanze illustrano come la complessità delle dinamiche coniugali possa influenzare l’interpretazione e l’applicazione delle leggi sulla separazione e il divorzio.
La conoscenza dell’infedeltà è necessaria per l’addebito della separazione?
In materia di separazione coniugale, può sorgere il dubbio se sia necessario che un coniuge sia a conoscenza dell’infedeltà dell’altro per potergli addebitare la separazione. La Cassazione, con l’ordinanza n. 10489/2024 del 18 aprile 2024, ha chiarito che non è indispensabile che il marito sia a conoscenza dell’infedeltà della moglie al momento in cui lei ha deciso di abbandonare la casa coniugale. La mancanza di un diretto nesso causale tra l’infedeltà e la crisi matrimoniale deve essere rigorosamente dimostrata, specialmente se la separazione avviene poco dopo l’inizio di una relazione extraconiugale.
Il caso considerato riguardava una coppia in cui il marito aveva scoperto, grazie a investigatori privati, che la moglie aveva intrapreso una relazione extraconiugale. Nonostante ciò, la Corte d’appello non aveva addebitato la separazione alla donna, ritenendo non dimostrato che l’infedeltà fosse la causa esclusiva della crisi matrimoniale.
La Cassazione invece ha accolto il ricorso del marito. La Corte ha evidenziato l’importanza di valutare non solo l’infedeltà in sé, ma anche il contesto relazionale in cui si inserisce. Il fatto che la relazione extraconiugale fosse iniziata un mese prima che la moglie lasciasse la casa coniugale, non è stato ritenuto sufficiente per addebitare automaticamente a lei la separazione. La moglie avrebbe dovuto dimostrare che la situazione coniugale era già insostenibile prima di abbandonare il domicilio, cosa che non è stata adeguatamente investigata.
Conclusioni
Questo caso sottolinea l’importanza di un’analisi approfondita del contesto relazionale e del comportamento di entrambi i coniugi prima di attribuire un addebito nella separazione. Non basta la semplice esistenza di un tradimento per stabilire chi debba essere ritenuto responsabile della rottura del rapporto. La giurisprudenza invita a una valutazione complessiva e dettagliata, considerando tutte le dinamiche e i comportamenti all’interno del matrimonio.
In sintesi, l’adulterio non è sempre sinonimo di conseguenze legali negative per il coniuge infedele, specialmente quando emerge come sintomo di una relazione già in crisi irreversibile.
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