Come tutelarsi dai debiti dei genitori in vita? Agenzia IDFOX Investigazioni dal 1991.
I casi in cui un figlio può essere chiamato a pagare un debito di un genitore e i rimedi previsti dalla legge per difendersi.
Immaginiamo una famiglia tipo: due genitori, un figlio, una vita tranquilla fatta di piccole gioie quotidiane e qualche difficoltà. Un giorno, però, uno dei genitori si trova ad affrontare difficoltà economiche significative, accumulando debiti che sembrano insormontabili. La situazione diventa fonte di preoccupazione non solo per il debitore, ma anche per i suoi familiari, che temono le possibili ripercussioni sulla loro vita. Questa preoccupazione li porta a chiedersi: come tutelarsi dai debiti di un genitore in vita? In questo articolo vedremo in quali casi i figli rispondono dei debiti dei genitori. Inoltre esploreremo le strategie e le protezioni legali a disposizione di chi si trova ad affrontare una situazione simile, evidenziando come il diritto possa offrire soluzioni per proteggere i propri beni e la propria serenità.
Indice
* I figli devono pagare i debiti dei genitori?
* Debiti di un genitore: possono essere pignorati i beni del figlio?
* Cosa rischia chi garantisce un debito del genitore?
* Come tutelarsi dai debiti di un genitore defunto?
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I figli devono pagare i debiti dei genitori?
Va subito precisato che il pericolo di doversi accollare i debiti di un genitore esiste; tuttavia, non è una situazione che si verifica in maniera automatica e indiscriminata. Infatti, durante il periodo di vita del debitore, i figli non sono tenuti al pagamento delle obbligazioni a suo carico.
Questa responsabilità può manifestarsi solamente a seguito del decesso del genitore, e anche in questo caso, soltanto se si decide di accettare l’eredità.
Inoltre, è importante sottolineare che non tutte le passività del defunto vengono necessariamente trasferite agli eredi.
Comprendere in che modo gestire e, eventualmente, eludere le responsabilità derivanti dai debiti di un genitore è fondamentale per organizzare strategicamente le proprie mosse future.
Debiti di un genitore: possono essere pignorati i beni del figlio?
Quando una persona non paga I propri debiti, i suoi beni possono essere sottoposti a pignoramento da parte dei creditori. Lo scopo di questa procedura, che si svolge sotto la direzione e il controllo di un giudice, è quello di pervenire alla loro vendita e di pagare i debiti con il ricavato.
Tra le varie forme di pignoramento, l’unica che può in qualche modo coinvolgere i beni appartenenti ai figli del debitore è quella mobiliare.
Il pignoramento mobiliare presso il debitore (art. 513 e seguenti c.p.c.) è una procedura esecutiva che permette al creditore, tramite la figura dell’ufficiale giudiziario, di identificare e i beni mobili del debitore e sottrarli alla sua disponibilità, al fine di recuperare il credito dovuto. Questa azione non necessita di una notifica preventiva al debitore, che vedrà l’ufficiale giudiziario presentarsi direttamente alla sua residenza o nei luoghi di sua proprietà per eseguire il pignoramento, seguendo le disposizioni previste nel codice di procedura civile.
La procedura prevede diverse fasi, dalla scelta dei beni da pignorare fino alla redazione del verbale di pignoramento. La legge impone limitazioni riguardo ai beni che possono essere pignorati, proteggendo quelli indispensabili per la vita quotidiana del debitore e della sua famiglia, come gli oggetti personali e di uso domestico, nonché gli strumenti necessari per l’esercizio della professione o del mestiere del debitore.
La ricerca dei beni da pignorare si svolge principalmente nella residenza del debitore o in altri luoghi di sua proprietà, e può estendersi anche fuori da questi ambiti in casi particolari, con l’autorizzazione del Presidente del Tribunale. Tale ricerca deve rispettare determinati orari e non può avvenire nei giorni festivi.
L’ufficiale giudiziario ha il compito di selezionare i beni più facilmente liquidabili per soddisfare il credito, seguendo una gerarchia di valore e di realizzabilità, e procede al pignoramento redigendo un verbale che attesta le operazioni effettuate.
A questo punto, per il figlio c’è un rischio. Se , infatti, egli convive con il genitore debitore, la legge prevede che tutti i beni presenti nell’abitazione di quest’ultimo siano presumibilmente di sua proprietà fino a prova contraria.
Pertanto, per tutelarsi il figlio deve essere in grado di dimostrare con fatture o ricevute l’acquisto di determinati oggetti che gli appartengono (come quadri, divani, televisori, consolle per videogiochi, strumenti elettronici). Se non c’è questa possibilità, può essere prudente, finché la situazione debitoria del genitore non si sarà risolta, conservare questi beni in un altro luogo, ad esempio l’abitazione dei nonni o di altri parenti. Diversamente, questi oggetti potranno essere soggetti a espropriazione.
Cosa rischia chi garantisce un debito del genitore?
Esiste una specifica circostanza in cui la responsabilità finanziaria di un genitore può direttamente influenzare un figlio durante la vita del primo: ciò si verifica quando egli decide di agire come garante del genitore, impegnandosi attraverso la sottoscrizione di una fideiussione (art. 1936 cod. civ.).. Questo scenario è comune quando un familiare, trovandosi in condizioni economiche precarie e avendo necessità di accedere a un finanziamento, si rivolge a un parente per ottenere sostegno nella richiesta di prestito presso un istituto bancario.
Frequentemente, per venire incontro alle esigenze del familiare, alcuni individui procedono alla firma di documenti e atti bancari senza dedicare la dovuta attenzione al loro effettivo significato e portata. Tale comportamento, dettato talvolta da una mancanza di conoscenza o da un eccesso di superficialità, porta a sottovalutare la serietà dell’impegno assunto, ritenendo erroneamente che tali documenti siano privi di conseguenze concrete.
In realtà, la fideiussione costituisce un vero e proprio impegno legale che comporta la possibilità, per la banca, di aggredire anche il patrimonio del garante, oltre a quello del debitore principale, per il recupero del credito, nel caso in cui quest’ultimo non sia in grado di adempiere ai propri obblighi finanziari.
L’unico modo per prevenire queste spiacevoli conseguenze è quello di evitare di firmare fideiussioni su richiesta di un genitore in condizioni economiche precarie.
Come tutelarsi dai debiti di un genitore defunto?
Abbiamo visto come tutelarsi dai debiti dei genitori in vita. Per proteggersi dai debiti che potrebbero essere lasciati da un genitore defunto, invece, esistono strategie legalmente riconosciute.. La scelta più diretta è quella di rinunciare all’eredità o optare per l’accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario.
Rinunciando all’eredità (art. 519 cod. civ.), si evita completamente di diventare eredi e, di conseguenza, di assumersi qualsiasi responsabilità per i debiti del defunto. D’altra parte, accettando l’eredità con beneficio d’inventario (art. 484 cod. civ.), si accetta di ereditare, ma si limita la propria responsabilità ai soli debiti che possono essere coperti dal valore dei beni ereditati, senza mettere a rischio il proprio patrimonio personale. Questa scelta garantisce che l’erede non sia esposto a perdite maggiori rispetto a quanto effettivamente ereditato.
Un’altra strategia per salvaguardarsi riguarda la possibilità di rinunciare all’eredità in attesa che i debiti si prescrivano o che il creditore desista dai tentativi di recupero attraverso il pignoramento. Successivamente, revocando la rinuncia, si può procedere all’accettazione dell’eredità. Questa manovra è considerata legittima dal punto di vista legale. La revoca della rinuncia deve, però, essere fatta entro 10 anni dall’apertura della successione, che coincide con la data del decesso del genitore (art. 525 cod. civ.).